lunedì 7 febbraio 2011

Figure retoriche

Figure Retoriche

Si chiamano figure retoriche i diversi aspetti che il pensiero assume nel discorso per trovare efficace e viva espressione.

Considerate nel mondo classico come modi di espressione lontani da quelli della comunicazione ordinaria e quotidiana e per questa ragione ascritti solamente al campo della poesia in virtù del loro peculiare “ornato”, oggi le figure retoriche vengono intese in un'accezione più vasta come espressioni particolarmente pregnanti e tali da imporre un'interpretazione che tenga conto del di più di significato di cui sono specificamente portatrici.

Da questo punto di vista, dunque la funzione delle figure diventa essenziale all'interno di un discorso, non tanto per abbellirlo, quanto piuttosto per comunicare ad esso una particolare carica emotiva che incrementi il senso del messaggio.

A evidenziare il particolare valore, da esse, di volta in volta, veicolato, la Retorica, che è la scienza che studia le proprietà del discorso, le ha distinte, tradizionalmente, in figure di parola (a loro volta divise in tropi, figure grammaticali, e figure di costruzione) e figure di pensiero (tra le quali, la similitudine, l'allegoria, l'apostrofe, l'interrogazione e la perifrasi).


Allegoria

(dal greco allegoréin, “parlare diversamente”): figura retorica consistente nella costruzione di un discorso in cui i significati letterali dei singoli termini passano in secondo ordine rispetto al significato simbolico dell'insieme, che generalmente rinvia a un ordine di valori metafisici, filosofici e morali. La peculiarità di un simile procedimento consiste, quindi, essenzialmente nella capacità di trasformare nozioni astratte e significati morali in immagini spesso intensamente pittoriche, che vanno ben oltre il significato di base dei termini che le costituiscono e si sviluppano in una trama pregnante e allusiva. In questo senso, secondo alcuni, l'allegoria sarebbe una sorta di metafora continuata, estesa ad abbracciare un'intera composizione, come è il caso di apologhi, parabole e favole, nonché di opere quali la Divina Commedia di Dante e il Faust di Goethe. Oggi, a questa interpretazione, che affida all'allegoria il compito di trasmettere valori sovrasensibili e nascosti, ma comunque universalmente riconoscibili all'interno di un determinato codice, si sostituisce un'interpretazione più soggettiva, in cui personaggi, esperienze e situazioni particolari, rappresentati come reali e concreti, diventano allusivi di una realtà diversa e più generale senza caricarsi necessariamente di spiegazioni dimostrative e didattiche.

nafora

Anafora : ripetizione della stessa parola all'inizio di versi o di frasi consecutive per conferire risalto al vocabolo ripetuto. Es. Dante ‘Per me si va nella città dolente, per me si va nell'eterno dolore....’

Anastrofe

Anastrofe: rivolgimento. Consiste nell'invertire l'ordine normale di due parole per mettere in risalto uno dei due termini. Es. in greco polemou peri anziché perri' polemou o anche "di me più degno" invece di "più degno di me".

Asindeto

Asindeto: coordinazione tra vari elementi di una frase senza congiunzioni.

Chiasmo

figura retorica che consiste nella disposizione incrociata degli elementi costitutivi di una frase, in modo che l'ordine logico delle parole risulta invertito. Così nel verso di G. Carducci Pianto antico vv 15-16: nè il sol più ti rallegra / nè ti risveglia amor si ha un chiasmo tra la parte nominale delle due proposizioni parallele (il sol e amor) e la parte verbale (ti rallegra e ti risveglia).

Climax

(dal greco climax, “scala”): procedimento retorico che consiste nella disposizione di frasi, sostantivi e aggettivi in una progressione “a scala”, secondo cioè una gradazione ascendente, a suggerire un effetto progressivamente più intenso: es buono, migliore ottimo (dal grado normale dell' aggettivo si passa al grado comparativo e infine a quello superlativo); due, tre quattro (che costituisce la più semplice gradazione, in quanto attuata sul piano numerico). Un simile procedimento risulta particolarmente efficace soprattutto in poesia, dove l'intensificazione del concetto attraverso la progressione naturale dal vocabolo più debole al più forte è incrementata in modo significativo dai valori fonici e ritmici delle parole, come è dato verificare nella celebre chiusa dell' Infinito leopardiano, Così tra questa immensità / s' annega il pensier mio e il naufragar m'è dolce in questo mare.,in cui si attua una gradazione in senso discendente (Anticlimax) attraverso immensità-s'annega-naufragar,che anche ritmicamente riproducono un progressivo abbandono della mente.

Metafora

Metafora: (trasposizione) sostituzione di un termine con una frase figurata legata a quel termine da un rapporto di somiglianza. Es. ‘Stanno distruggendo i polmoni del mondo (per boschi)

Similitudine

(dal latino similitudo, 'somiglianza'): figura retorica consistente in un paragone istituito tra immagini, cose, persone e situazioni, attraverso la mediazione di avverbi di paragone o locuzioni avverbiali (come, simile a, a somiglianza di).

Sineddoche

(dal greco synekdékhomai, 'prendo insieme'): figura semantica consistente nell'utilizzazione in senso figurato di una parola di significato più o meno ampio della parola propria. Fondata essenzialmente su un rapporto di estensione del significato della parola, questa figura esprime:

  • la parte per il tutto (vela invece di 'nave');
  • il tutto per la parte (una borsa di foca, per indicare una borsa fatta di pelle di foca);
  • il singolare per il plurale e viceversa (l'italiano è molto sportivo);
  • il genere per la specie (mortale per 'l'uomo').
Vedi anche Metonimia.

Sinestesia

(dal greco syn, 'insieme' e aisthánestai, 'percepire'): procedimento retorico che consiste nell'associare, all'interno di un'unica immagine, sostantivi e aggettivi appartenenti a sfere sensoriali diverse, che in un rapporto di reciproche interferenze danno origine a un'immagine vividamente inedita: ad esempio:

  • colore caldo (l'impressione visiva è unita a quella tattile);
  • voce chiara (l'impressione acustica è unita a quella visiva);
  • musica dolce (l'impressione acustica è accostata a quella gustativa).

Un simile procedimento, non estraneo alla poesia antica, diviene particolarmente frequente a partire dai poeti simbolisti e costituisce poi uno stilema tipico dell'area ermetica della poesia italiana del Novecento. Tra gli innumerevoli esempi che si potrebbero addurre, basti il celebre 'urlo nero della madre' di S. Quasimodo, in cui due sensazioni diverse, che interessano, la prima (urlo), il campo sensoriale dell'udito, la seconda (nero), quello della vista, si fondono in un'immagine che suggerisce l'idea di angoscia, di disperazione e di paura, in una temperie cupamente drammatica.

Metonimia

Metonimia o metonomia: consiste nell'usare il nome della causa per quello dell'effetto Es. bevo un bicchiere.

Ossimoro

Ossimoro: forma di antitesi di singole parole che vengono accostate con effetti paradossali (es. paradiso infernale, ghiaccio bollente)
• gr. oksymoron, neutro sost. di oksymoros comp. di oksys “acuto” e morós “sciocco” come modello di unione di concetti discordanti.