lunedì 24 gennaio 2011

La Giornata della Memoria

Il 27 gennaio si celebra in tutta Italia il 'Giorno della Memoria', istituito con legge 211 del 20 luglio 2000, per ricordare la data dell'abbattimento dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz (27 gennaio 1945) e quindi le persecuzioni e lo sterminio del popolo ebraico, la cosiddetta SHOAH, oltre che tutti i deportati italiani nei campi nazisti.

Il testo dell'articolo 1 della legge così definisce le finalità del Giorno della Memoria:

La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Nella ricorrenza vengono organizzati incontri, cerimonie di rievocazione dei fatti e momenti comuni di riflessione per mantenere viva la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia dell’Europa e del nostro Paese, per scongiurare il ripetersi di simili eventi.

27 gennaio 1945: liberazione di Auschwitz
Con il termine campo di concentramento di Auschwitz Birkenau si identifica genericamente l'insieme di campi di concentramento e il campo di sterminio costruiti durante l'occupazione tedesco nazista della Polonia nei pressi della cittadina polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz) che si trova a circa 60 chilometri ad ovest di Cracovia.
In totale furono deportate ad Auschwitz più di 1 milione e 300 mila persone. 900.000 furono uccise subito al loro arrivo e altre 200.000 morirono a causa di malattie, fame o furono uccise poco dopo il loro arrivo.

Il complesso concentrazionario di Auschwitz svolse un ruolo fondamentale nei progetti di "soluzione finale della questione ebraica" - eufemismo con il quale i nazisti indicarono lo sterminio del popolo ebraico (anche se nel campo trovarono la morte anche molte altre categorie di internati) - divenendo rapidamente il più grande ed efficiente centro di sterminio. Oggi quel che resta di quel luogo è patrimonio dell'umanità.

SHOAH
Il termine Shoah è stato adottato solo recentemente per descrivere la tragedia ebraica di quel tragico periodo storico e allo scopo di sottolinearne la unicità rispetto ai molti altri casi di genocidio a cui purtroppo la storia umana tristemente ci ha abituato.

Shoah (in lingua ebraica השואה ), significa “desolazione, catastrofe, disastro”. Questo termine venne adottato per la prima volta, nel 1938, dalla comunità ebraica in Palestina, in riferimento alla Notte dei cristalli (9-10 novembre 1938). Da allora definisce nella sua interezza il genocidio della popolazione ebraica d’Europa.

Il termine si sta sostituendo a quello di Olocausto.
La parola olocausto, sta a significare sacrificio; ossia grave rinuncia deliberatamente sopportata in vista di uno scopo. Per decenni il termine è stato utilizzatoper descrivere il sacrificio di vite umane a cui gli ebrei hanno dovuto sottostare sotto il periodo nazista per giungere all'ottenimento da parte dalla Società delle Nazioni,ora ONU, del diritto a costituire un proprio stato in Palestina.
In greco significa "tutto bruciato", si riferiva ai sacrifici che venivano richiesti agli Ebrei dalla Torah: si trattava di sacrifici di animali uccisi e bruciati sull'altare del tempio. A partire dalla meta del secolo XX il termine olocausto viene utilizzato anche per indicare massacri o catastrofi su larga scala. A causa del significato religioso del termine alcuni, sia ebrei che di altre fedi, trovano inappropriato l'uso di tale termine: costoro giudicano offensivo paragonare o associare l'uccisione di milioni di ebrei ad una "offerta a Dio".

Ma chi è una persona senza memoria?

Conoscere e ricordare la Shoah può essere di valido aiuto per meglio comprendere le ramificazioni del pregiudizio e del razzismo; per realizzare una pacifica convivenza tra etnie, culture e religioni differenti; per permettere anche la maturazione consapevole nei giovani di un’etica della responsabilità individuale e collettiva.